AIgeist 21 🚗🚌🛣️ edition │L'AI cambierà l'automotive?│ Emozioni e sicurezza alla guida│Tesla, Cina e Nvidia al volante │Dal progetto al parcheggio con il bot │ Sondaggio
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Il tema è - L'AI cambierà il corso dell' auto del futuro?
Avete mai guidato una Ferrari? Sì quelle rosse (anche se a noi piace di più in verde, alla Jamiroquai). Possiamo immaginare qualcosa di più lontano dal freddo mondo dei dati? Eppure possiamo assicurarvi che fare auto - svilupparle, produrle, venderle - è sempre stato molto scienza e poco arte. Quindi la domanda viene naturale: cosa succederà ora con l’AI? Lasciamo allora Maranello e spostiamoci tra la Cina, la Silicon Valley e Stoccarda per parlare della relazione tra le quattro ruote e l’AI.
Un mondo senza più emozioni di guida?
Guardiamo insieme questo video di Bloomberg. È la prova pratica un sistema di lettura che analizza le emozioni e la postura dell’equipaggio di un’auto, il loro tracciamento e le possibili elaborazioni via AI sia in tempo reale che dopo la guida. Si chiama “in cabin sensing”, in questo caso dell’azienda californiana Eyeris:
La sicurezza dell’auto attuale è infatti un’area importantissima e ci pace metterla all’inizio, da automobilisti ma anche da motociclisti e ciclisti cittadini. Se infatti la distrazione e l’uso scorretto del telefono mobile sono la prima ragione in senso assoluto di incidente in Italia, una bella fetta dei 18 miliardi di costo economico e sociale del fenomeno, qualunque idea per tenerci in allerta è benvenuta.
Certo non vogliamo immaginare un controllo obbligatorio (ma mai dire mai, si diceva così anche di airbag, cinture e controllo dell’alcol) ma senz’altro possiamo pensare a una accettazione attiva (opt-in) - simile se vogliamo al controllo satellitare - di un controllo AI per ottenere condizioni assicurative migliori. Noi ci candidiamo, anche come co-autori di Finambolic ;-) ma devono applicarla anche alla nostra Panda 2016...
Eyeris non è ovviamente l’unica azienda impegnata in questo campo, segnaliamo senz’altro Affectiva che basandosi su tecnologie già note, ma ora amplificate con l’AI, di eye tracking e “emotion sensing” vuole aiutare chi sviluppa le auto self driving.
Anche l’Unione Europea è impegna su tema con il progetto SUaaVE (SUpporting acceptance of automated VEhicle) che intende aggiungere al mondo delle CAV - questo lo sappiamo, Connected and Autonomous Vehicles - un tocco umano tracciando appunto emozioni e comunicando al meglio con gli utenti, in auto o a distanza.
Lo citiamo perché come chi legge AIgeist regolarmente sa bene, l’accettazione di strumenti AI da parte degli esseri umani può essere discontinua o addirittura negativa, nonostante il valore portato. Da cui progetti del genere che studiano psicologicamente e sociologicamente l’impatto.
Ma torniamo al cuore della vicenda: che ci fa l’AI su un’auto? Chiediamolo ai leader.
Chi comanda l’AI in auto?
Se le auto di oggi sono fatte sì di lamiera e plastica ma sempre più di chip, chi meglio del leader dei chip AI, Nvidia, può dare il ritmo al tutto?
Cominciamo anche qui da un video: la presentazione al CES 2023, la più grande fiera di elettronica del mondo, da parte della Casa statunitense di microprocessori di tutte le soluzioni e gli accordi stretti con varie marche, prima di tutto cinesi (ci torneremo) e anche europee, come Mercedes.
Se infatti la guerra dei chip tra USA e Cina è più calda che mai, Nvidia, che li produce peraltro a Taiwan, ha ulteriormente rafforzato recentemente il rapporto con BYD, che è semplicemente il più grande produttore al mondo di auto elettriche (qui il sito italiano) avendo superato Tesla nel 2023, e altre case di Pechino.
Al centro c’è la piattaforma integrata DRIVE Thor di Nvidia, che dovremmo vedere effettivamente in azione nel 2025, e diventerà il sistema operativo della auto del (recente) futuro. Per chi fosse impressionato dai tempi - si lavora su Thor da 10 anni - deve pensare che i cicli dell’automotive non sono quelli dell’informatica, soprattutto per motivi regolamentari, ma non solo. Cambiare una vite in un’auto è un esercizio complesso e costoso, immaginiamoci cambiargli l'anima e il cuore operativo.
L’ecosistema AI in auto: dal progetto al parcheggio
Inquadrare il tema richiede un po’ di pazienza, dopo tutto stiamo parlando di uno dei rami dell’industria più importanti, che muove milioni di lavoratori e punti interi di PIL intorno al mondo. Non abbiamo la pretesa di fare un trattato sull’automotive qui, ma vogliamo stressare un punto: questa è un settore - e basta vedere un po’ di post sui social per capirlo - che si sta standardizzando su piattaforme globali. Sì, le auto si somigliano tutte, e i leoni da tastiera se ne devono fare una ragione (Sergio Marchionne l’aveva perfettamente descritto nel suo famoso e seminale deck del 2015 “Confession of a capital junkie”, in pdf qui).
Per le auto digitali, principalmente elettriche, vale un po’ lo stesso e questo contributo del World Economic Forum lo spiega benissimo (in pdf qui). Se infatti le auto diventano computer, non possiamo non notare che il mondo dei pc portatili adotta sostanzialmente 2 sistemi operativi, e lo stesso vale per i miliardi di telefoni mobili del mondo. Il messaggio del paper è: prima ci si siede e si collabora per fare il salto tecnologico, meno soldi in R&D si perdono collettivamente, esattamente quanto disse Marchionne sull’auto tradizionale.
L’AI e le tecnologie generative come ChatGPT non fanno altro che estremizzare questo fenomeno che andava montando nell’auto elettrica e nei primi esempi di auto a guida autonoma, spiega questo altro contributo di PWC, che illustra con facili immagini tutti i punti del processo, dalla tavola da disegno al box di casa, dove l’AI entra nel mondo dell’auto e della mobilità. Sono quindi nati vari consorzi industriali con l‘intento di mettere a fattor comune ricerche e standard, eccone alcuni: ECLIPSE SDV working group (software), SOAFEE (cloud), COVESA (connected car), AUTOSAR (software).
All’inizio del processo c’è poi la parte progettuale, dove probabilmente l’impatto AI/GenAI sarà più marcato ma meno visibile, come ben spiega qui McKinsey.
Sì, ma Musk?
La notizia del giorno è che il CEO di Tesla ha recentemente dirottato una preziosa partita di potentissimi chip di Nvidia dagli stabilimenti Tesla cui erano destinati ai datacenter di X, già Twitter. La ragione sarebbe legata all’impossibilità di impiegare il prezioso silicio in produzione (e torniamo al tema dei tempi e cicli dell’automotive) mentre i data center di X sarebbero stati “plug and play”.
Musk ha notoriamente un rapporto ambiguo e altalenante con le innovazioni legate all’AI, che includono dichiarazioni roboanti e secondo molti terroristiche. Ma quanta AI c’è oggi in una Tesla? L’azienda ha dichiarato di aver investito 1 miliardo di dollari nel primo trimestre del 2024 in AI (Microsoft, Meta e Alphabet, per riferimento, ne avrebbero spesi 32 insieme nello stesso periodo) e punta a spenderne almeno 10 nell’anno. L’obbiettivo è quello noto e sempre discusso: la self driving car.
Tesla stessa sul suo sito passa in rassegna tutte le tecnologie sulle quali è impegnata per arrivare al sogno del full self driving universale.
Sviluppiamo e implementiamo autonomia (di guida, NDR) su larga scala in veicoli, robot e altro. Crediamo che un approccio basato sull’intelligenza artificiale avanzata per la visione e la pianificazione, supportato da un uso efficiente dell'hardware di inferenza, sia l'unico modo per ottenere una soluzione generale per la guida autonoma completa, la robotica bipede (robot umanoidi, NDR) e oltre.
E le startup?
Naturalmente intorno a questo gigantesco mercato in cambiamento sono nate miriadi da startup, tante da perdere il conto. Noi vi segnaliamo questa bella e semplice lista per capitale ottenuto, con Cruise Automation (oggi di General Motors) e Waymo (di Google) in testa. Il primo europeo è Wayve, UK, settimo.
Non siamo a conoscenza di startup italiane con focus AI e dedicate all’automotive (togliendo l’AI, qui una buona lista degli innovatori nelle auto nostrani), ma non siamo onniscienti quindi se ne avete notizia, segnalatele senz’altro e daremo tutto lo spazio necessario. L’export di componenti auto era uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana ma ora, dice il Governo, è una palla al piede. Mancanza di innovazione? Solo un’ipotesi.