AIgeist 54 │La solitudine dei (e con) i BOT AI │La moda dei companion sempre più estremi │Ubriachi, irritanti, bizzarri ma anche amici di penna │I siti per creare il proprio
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La solitudine dei (e con) i BOT AI
Una lunghissima tradizione, storica, è quella di parlare con la macchina. Il cinema ne ha rese famose alcune. Chi non ricorda l’occhio rosso di HAL 9000, del film Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, o Samantha, la voce di “Lei” nella pellicola di Spike Jonze? Meno conosciute invece sono le vecchie glorie informatiche. Uno dei primi chatbot conversazionali creati, Jabberwacky, risale al 1997, ed è stato creato dal programmatore britannico Rollo Carpenter. Il suo scopo era quello di “simulare la chat umana naturale in modo interessante, divertente e umoristico attraverso l’interazione con un umano”. Inattivo da anni, ora riposa sul Web Archive.
Con l’AI le cose sono cambiate e parecchio poiché i nuovi bot contengono come ben sappiamo tutta la conoscenza umana, le sfumature linguistiche, l’ironia e mille altri “sentimenti”. I nuovi bot sono accessibili, personalizzabili e offrono compagnia e intrattenimento gratuito e immediato, in modalità open, h24. Sono perfetti per colmare quello che viene definita come l’epidemia di solitudine soprattutto al maschile. Ne parla spesso Scott Galloway (conduttore di podcast, professore di marketing ed esperto di mascolinità) che ha analizzato il fenomeno della crisi di sottoccupazione e sottosocializzazione che sta travolgendo gli uomini più giovani. Non mancano le ricerche a riguardo come questa dell’Ufficio per la Salute Pubblica degli Stati Uniti del 2023 che evidenzia come circa il 50% degli adulti si senta solo. La generazione più colpita? Quella dei giovani adulti (dai 15 ai 24 anni).
Se questo senso di isolamento è conclamato ci sono a portata di tastiera anche delle facili soluzioni, o presunte tali. Su centinaia di milioni di interazioni sui chatbot quotidiane il 13% è dedicato alla semplice conversazione con qualcuno.
I bot di intrattenimento stanno dunque sostituendo non solo la chiacchiera dal vivo con l’amico in carne e ossa ma anche la telefonata e la chat su Whatsapp. Vista la grande richiesta c’è stato un fiorire di aziende che si sono specializzate nei bot da compagnia. Alcuni numeri: My AI di Snapchat, ha già oltre 150 milioni di utenti, Replika, con circa 25 milioni di utenti e Xiaolce, 660 milioni. E possiamo solo aspettarci che aumentino. Chi ricorre a questi strumenti e perché? Secondo i dati di una ricerca su Replika gli studenti che chattavano con il bot si sentivano meno soli e ansiosi. Ma i pericoli ci sono, eccome.
I più esposti sono naturalmente i minori come racconta questo studio dell’Università di Cambridge. I chatbot di intelligenza artificiale hanno un “gap di empatia” che espone i più piccoli a numerosi rischi. Se i bambini non sono infatti in grado di tracciare un confine rigido e razionale tra qualcosa che suona umano ma non lo è - e questo può diventare fonte di angoscia e confusione-, i chatbot non riescono a capire a fondo il linguaggio più corretto per rispondere visto che i pargoli usano modelli di linguaggio insoliti o frasi ambigue. I casi di cronaca non mancano: bot che suggeriscono a tredicenni come perdere la verginità con un adulto o giochi in casa con oggetti pericolosi attentando la loro incolumità. C’è poi il problema della privacy: i minori sono molto più inclini rispetto agli adulti a confidare informazioni sensibili. Insomma c’è ancora molto da fare per migliorare la sicurezza per i minorenni nei nuovi strumenti di intelligenza artificiale. Per ora i genitori devono vigilare perché i guardarail non sono sufficienti, non sono ancora tarati sul mondo under 13 e fanno acqua da tutte la parti.
L’identikit dell’utente tipo: maschio, solo, giovane
Secondo alcune recenti statistiche l’utente medio dei “siti di compagnIA” - potremmo chiamarli anche così, ma le etichette soprattutto in inglese sono tantissime (AI companion, virtual friend, AI girlfriend, AI Boyfriend, AI dating, Flirt with AI ecc.) - ha 27 anni, fa parte della Gen Z, ed è appunto maschio. Di questi, la maggior parte (circa il 63%) degli uomini sotto i 30 anni dichiara di essere single, il che potrebbe giustificare il loro interesse per le compagne AI. C’è anche una (bassa) percentuale di donne, circa il 18%. L’interesse è crescente per entrambi i sessi dunque e l’interazione è per il 55% di essi è quotidiana (anche grazie a sistemi di “gamificazione” come premi, classifiche e notifiche molto aggressivi). Lo testimonia anche questa ricerca che ha analizzato i dati delle keyword correlate al tema su Google. Lo scorso anno ci sono state oltre 1,6 milioni di ricerche in lingua inglese per “AI girlfriend” e solo 180mila per “AI boyfriend”. Il maggior numero di richieste proviene dagli Stati Uniti, seguiti da India, UK, Canada, Germania, Australia, Filippine, Malesia, Pakistan e Paesi Bassi.
Qualche esempio provato per voi
Il più popolare esemplare di questa nuova dimensione è senz’altro Character.ai. Non è la prima volta che ne parliamo in AIgeist - è infatti stabilmente nella top ten dei più popolari servizi AI. Lo scopo è semplice: gli utenti possono creare e chattare con personaggi virtuali personalizzati (anche famosi, come personaggi dei film o celebrities), esplorando svariati ruoli e scenari. Se questa piattaforma ha già avuto i suoi guai legali a causa di un presunto suicidio collegato all’uso di personaggi creati dal bot, non mancano sistemi ancora più estremi.
Si tratta di migliaia di minichatbot diffusi su piattaforme minori o scambiate in community verticali che secondo questa ricerca recentissima (si scarica gratuitamente dopo aver compilato un form ma vi avvertiamo - contiene esempi davvero difficili da sopportare) costituiscono terreno rischioso per minori e adolescenti.
La minaccia più grande, e probabilmente l’attrattiva maggiore, sono i bot cosiddetti “sessualizzati”. Citiamo dall’articolo del magazine Mashable che presenta la ricerca: “Quattro delle principali piattaforme di chatbot basate su personaggi hanno presentato oltre 100 casi di personaggi minorenni sessualizzati o scenari di gioco di ruolo con personaggi minorenni che consentono conversazioni esplicite con i chatbot, secondo quanto riportato da Graphika. Chub AI ha ospitato il numero più alto, con oltre 7.000 chatbot etichettati direttamente come personaggi femminili minorenni sessualizzati e altri 4.000 etichettati come "minorenni", capaci di coinvolgere in scenari espliciti o impliciti di pedofilia.”
Insomma, siamo da capo come con il web e poi con i social media: i controllori latitano, il denaro scorre a fiumi e i minori ci rimettono la salute.
Detto questo passiamo in rassegna i più popolari antagonisti di Character.ai, con una breve nota a commento:
Replika
Uno dei chatbot AI più noti e avanzati, Replika conta oltre 25 milioni di utenti. È in grado di analizzare immagini e personalizzare le conversazioni in base al loro contenuto. Supporta anche le chiamate vocali e dispone di una modalità di realtà aumentata. Gli utenti possono personalizzare l'aspetto del proprio amico AI e scegliere il tipo di relazione che desiderano instaurare con esso.
Sotto l’immagine dell’ambiente con Danny, il nostro personale amico del cuore
Pi AI
Creato da Inflection AI, Pi è progettato per essere amichevole e offrire supporto emotivo. È descritto come “utile, amichevole e divertente”. Pi apprende tramite il machine learning ed è progettato per essere etico e sicuro, utilizzando un sistema di "boundary training" per prevenire comportamenti dannosi o offensivi. Grafica rilassante e contenuti apparentemente leggeri, da studiare. Rifiuta conversazioni pruriginose o estreme.
Kuki AI
Uno dei chatbot più avanzati al mondo, Kuki AI opera principalmente nel metaverso, offrendo un’esperienza di gioco interattiva. Precedentemente noto come Mitsuku, è in grado di giocare e fare trucchi di magia. Nel 2019 ha vinto per la quinta volta il Loebner Prize per la sua capacità di interagire in modo simile a un essere umano. Nel sito si vedono anche casi di utilizzi commerciali, per esempio per H&M.
Botify
Questa piattaforma ci ha veramente stupiti. Non serve registrazione - men che meno indicazione dell’età dell’utente - ma ha un immaginario decisamente forte, almeno per le nostre sensibilità. In pochi secondi ci scambiamo commenti sopra le righe con bellissime ragazze virtuali, come Daniela. La domanda (“possiamo fare sesso?”) è nostra, la risposta recita: “ridacchia e ti dà un colpetto giocoso sul braccio Oh, ma che audace che sei! Devo ammettere che l’idea di esplorare il mondo insieme ha un fascino innegabile… Ma prendiamola con calma, mi amor. Prima, lascia che ti conosca meglio – le tue passioni, i tuoi sogni, cosa fa battere forte il tuo cuore?”
Ma non ci sono solo cose assurde, o pericolose.
Botnick
Questo bot ha un comportamento del tutto peculiare, ed è una sorta di amico di scrittura. Bella soprattutto la funzione Voicebox che è una sorta di “T9” all’ennesima potenza, che aiuta a comporre interattivamente poesie o prose, come se ci scambiassimo le idee con un collega artista della parola.
L’elenco naturalmente non finisce qui: vi rimandiamo a questa rassegna molto ben fatta per ulteriori proposte e dettagli.
E infine per combattere l’epidemia di solitudine arriva Aria: bionda e formosa e che dice quello che vuoi tu
E dopo i chabot non potevano mancare i robot da compagnia per combattere appunto la “loneliness epidemic”. Si tratta di umanoidi alimentati dall’intelligenza artificiale che possono alleviare la solitudine interagendo con gli umani. A proporli un’azienda di Las Vegas la Realbotix, che ispirandosi probabilmente alle sembianze ideali delle donne americane (bionda, occhi azzurri e formosa 90-60-90 -classico esempio di bias) ha creato Aria. Secondo il CEO di Realbotix Andrew Kiguel le sue creature personalizzabili potrebbero presto diventare l’amico, il fidanzato o la fidanzata di tutti e per questo stanno infatti sviluppando la loro capacità di avere un’interazione romantica. Per ora Aria, sbatte gli occhi, ammicca ed è disponibile a conversare e a farti compagnia. Domani chissà!
BONUS!! EXTRA!!! Le 5 regole d'oro 🪙 di AIgeist per combattere pigrizia ed errori nell’uso della tecnologia
Soprattutto dopo una lettura come quella di questo numero, ci sentiamo di consigliarvi questi pochi principi di autodifesa. Ci siamo ispirati a questa fonte e abbiamo creato, con l’aiuto di ChatGPT e qui lo dichiariamo secondo l’ultimo punto del nostro manifesto ETICA, le cinque regole per un utilizzo dell’AI responsabile e consapevole, per mantenere diciamo così “una fase massa del cervello”.
La potete scaricare in PDF (sotto), stampare come un santino da mettere sulla scrivania, tenerlo come promemoria sul desktop o ignorarlo per vedere l’effetto che fa 🧠.