AIgeist 27 │Chi l’ha scritto? 🤖📖👩│Esperimenti letterari e spam su Amazon│Usi creativi tra teatro e poesia│AI in scena, l'abbiamo provato│ Le regole: GPT va tra gli autori? │Risorse per il fai da te
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Il tema è - Chi l’ha scritto? AI in scena, a che punto siamo
Cinque sconosciuti entrano in una stanza dopo aver pagato il biglietto di uno spettacolo teatrale. Gli viene dato un foglio con un QR code. Devono scansionarlo e rispondere a un questionario. L’interlocutore è una presunta agenzia di artisti che vuole mettere alla prova la capacità del soggetto. Fatto questo, nel proprio smartphone l’intelligenza artificiale programmata dalla troupe crea un file audio che viene eseguito da tutti i partecipanti contemporaneamente, in cuffia. Ognuno diverso, ma con la stessa struttura: nel caso di chi scrive, mi hanno spiegato come diventare un attore di pubblicità di scatolette di tonno e un improvvisato agente 007, cosa che devo provare a fare davanti agli altri. Lo spettacolo è guidato da 3 assistenti umani che portano maschere.
Si esce leggermente straniati e poco divertiti, con tanti dubbi. Di chi era la voce che parlava proprio a noi? E perché ho seguito le sue istruzioni? E cosa c’entra con il teatro come lo conosciamo?
Questa “opera” si chiama “AI The waiting room” ed è in scena in questi giorni al Fringe Festival di Edimburgo. È stata creata da una compagnia teatrale di New York capitanata da Natalia Yandiganova, una immigrata russa di origini Mari (qui la spiegazione).
Ma non è l’unico momento dedicato all’AI del popolare festival teatrale scozzese. Ci sono finestre dedicate all’improvvisazione “supportata” dall’AI e una collaborazione a tutto tondo con uno dei leader del settore, l’azienda Anthropic, che ha gestito workshop e momenti di formazione e spettacolo. Non poteva poi mancare Improbotics, compagnia interamente dedicata alla sperimentazione sull’incrocio tra AI e azione teatrale.
A giudicare dai numeri di follower etc di quste iniziative, e anche dai commenti non tutti benevoli, non sembra che queste iniziative abbiano rotto chissà quale breccia creativa. Ma si sa, il teatro è roba difficile e antica, e siamo partiti volutamente da questo per avvicinarci alle cose più semplici, ovvie e che forse state già leggendo (non qui) e non lo sapete
Esperimenti innovativi e/o spam su Amazon
Basta fare un clic a questo link di Amazon per rendersi conto di quanti autori che pubblichino o distribuiscono via Amazon dichiarino apertamente la “manina” dell’AI nelle proprie creazioni. Sul tema il sito è molto chiaro, distinguendo due tipologie (fonte KDP Help center Amazon, Self Publishing – vigenti da Settembre 2023).
Intelligenza artificiale (AI) - Contenuti (testo, immagini o traduzioni)
È necessario informarci dei contenuti generati dall'intelligenza artificiale (testo, immagini o traduzioni) quando pubblichi un nuovo libro o apporti modifiche a un libro esistente e lo ripubblichi tramite KDP. Le immagini generate dall'AI includono la copertina, le immagini interne e le opere d'arte. Non è necessario divulgare i contenuti assistiti dall'intelligenza artificiale. Facciamo una distinzione tra contenuti generati dall'AI e contenuti assistiti dall'AI come segue:
Generato dall'AI: Definiamo contenuti generati dall'AI come testi, immagini o traduzioni creati da uno strumento basato sull'intelligenza artificiale. Se hai utilizzato uno strumento basato sull'AI per creare il contenuto effettivo (sia testo, immagini o traduzioni), è considerato "generato dall'AI", anche se hai apportato modifiche sostanziali in seguito.
Assistito dall'AI: Se hai creato il contenuto da solo e hai utilizzato strumenti basati sull'intelligenza artificiale per modificare, affinare, controllare gli errori o migliorare in altro modo quel contenuto (sia testo che immagini), allora è considerato "assistito dall'AI" e non "generato dall'AI". Allo stesso modo, se hai utilizzato uno strumento basato sull'intelligenza artificiale per fare brainstorming e generare idee, ma alla fine hai creato tu stesso il testo o le immagini, anche questo è considerato "assistito dall'AI" e non "generato dall'AI". Non è necessario informarci dell'uso di tali strumenti o processi.
Sei responsabile di verificare che tutti i contenuti generati dall'AI e/o assistiti dall'AI aderiscano a tutte le linee guida sui contenuti, incluso il rispetto di tutti i diritti di proprietà intellettuale applicabili.
Insomma. Se è solo un aiuto tecnico, non bisogna dirlo. Se invece l’AI scrive, è obbligatorio dichiararlo, pena il rischio di essere cancellati dal sistema.
Ma questa cosa non basta, dicono gli autori in carne ed ossa. In questo articolo del Guardian per esempio si riportano due obiezioni principali: non è ancora possibile selezionare o escludere le pubblicazioni con l’AI come co-scrittore e non esiste un limite potenziale al numero di opere co-create con AI nelle varie categorie editoriali.
Come distinguere dunque se un’opera è stata davvero fatta con l’AI o no, e l’effetto che fa? Non siamo a conoscenza di studi scientifici o statistici fatti con metodi tipo “blind test” per i prodotti per capire cosa percepisce il lettore dell’umano vs. non umano. (Si pensi che nel campo molto più ristretto delle traduzioni fatte da macchine vs. traduzioni umane manca un test completo “blind”, come spiega una recente tesi di laurea dell’Università di Amsterdam).
Ci sono però analisi come questa di un ricercatore di Oxford che, secondo noi correttamente, distingue tra – in questo caso – poesia “alta” e “instapoetry” (senza peraltro giudicare). L’AI non potrà forse mai scrivere come T. S. Eliot – o Giacomo Leopardi -, ma come i Baci Perugina, beh quello sì (stiamo esagerando, probabilmente scrive anche meglio di me e del 90% delle persone che conosco).
Senza spingerci troppo in direzioni teoriche, segnaliamo però che l’idea che la scrittura sia un processo semi-automatico dove l’autore conta poco (o nulla) non è nuova, e in questo caso è solo l’esistenza di una macchina scrivente che fa la differenza. Lo spiega bene questa recentissima ricerca pubblicata da una brillante ricercatrice turca (PDF completo) che collega la definizione di Roland Barthes del 1967 descritta nel celebre saggio “La morte dell’autore” alla diffusione della scrittura automatica generata da macchine. La ricerca riporta anche numerosi esempi di poesie e altri componimenti scritti da ChaGPT su indicazioni molto specifiche, e ne commenta i risultati. Bravino con gli haiku (anche se non perfetti nella metrica) e gli acrostici, epitaffi, odi ed elegie non altrettanto con i limerick, ballate ed epigrammi dove ha saccheggiato malamente Shakespeare per portare a compimento il prompt.
Secondo Barthes l’opera letteraria vede la luce solo quando l’autore “sparisce” (“muore”, nella sua forte immagine), quindi in linea di principio che differenza farebbe se la scrittura “senza umano” la facesse una macchina?
Risorse utili per scrivere o per difendere il proprio manoscritto
Il corso universitario. Il dipartimento di lingue e letterature comparate della Columbia University ha già avviato un corso su “Literature in the Age of Artificial Intelligence” che analizza la lunga storia della letteratura composta con, per e dalle macchine - da Swift a Siri passando per Turing
La lista dei libri creati dai Bot. Uno dei primi Aum Golly* è stato scritto in 24 ore da Jukka Aalho con GPT-3 nel 2021
Il tool per capire se un libro è già stato utilizzato per il training dell’AI. C’è Manzoni e anche Ian McEwan e chissà quanti altri… tra i 190000 secondo alcuni “rubati” via BitTorrent
L’assistente software per scrivere libri “automatici”… e infine
Kindle Direct Publishing: l’indirizzo Amazon per autopubblicare i libri (alla Vannacci) senza ricorrere alle case editrici. Con o senza AI, ma se è con, ricordatevi di indicarlo